CENNI STORICI
Tra i beni che il 6 dicembre 955 Franca vedova di Almerico donò alla chiesa di S. Maria della Vangadizza c'era anche un casale "quod iacet infra villa Casale quod cernit fines de uno latere terra deserta Sculdaxia”. È la prima volta che s'incontra in un atto notarile Casale Scodosia. Neanche un secolo e mezzo dopo è nominata in un atto pubblico anche la sua pieve: il 31 maggio 1099 il prete Ondo donò un terreno alla “scola sacerdotum " della chiesa di S. Salvaro “de plebe Sancte Marie de vico Casale”. Quando il 17 giugno 1181 Gerardo vescovo di Padova donò al monastero di S. Maria delle Carceri questa chiesa di S. Salvaro stabilì che il suo rettore continuasse a dare “plebi de Casale quod consueverat pro capitulo solvere” C'era dunque un capitolo, una collegiata. Di fatto la decima papale del 1297 elenca nelle “Plebes S. Marie de Casale” oltre all’arciprete, i chierici Rodolfo, Antonio di Guastalla, Guglielmo e Libanario. L'arciprete pagò nelle due rate 50 soldi, Antonio di Guastalla 14 soldi e tre denari, gli altri furono scusati.
Dalla pieve dipendevano le chiese di S. Gallo di Urbana e S. Margarita di Altaura. Nell’estimo papale del secolo XIV la pieve è valutata 22 lire di piccoli e i chiericati di Antonio, Pietro e Matteo 15.
Manca il quarto chiericato, come manca la chiesa di Altaura.
Il vescovo Barozzi visitò "plebem archichipresbiteralem S. Marie de Casali Scodosie Montagnanae, cuius cappella est ecclesia S. Galli de Urbana" il 9 novembre 1487.
Evidentemente Altaura era stata ormai definitivamente assorbita dalla pieve.
La chiesa era lunga 18 metri e larga quasi 10; era divisa in tre navate (deambulationes) da pilastri sostenenti gli archi divisori. Il posto delle donne era distinto da quello degli uomini da un muricciolo alto poco più d'un metro.
L'altare maggiore, consacrato, era nella cappella semicircolare con cui si chiudeva la navata centrale. Anche la navata a destra aveva in testa una cappellina semicircolare con un altare consacrato. Invece lo spazio corrispondente alla navata sinistra era occupato dalla sagrestia. Un piccolo altare era addossato alla parete con il “loculo” per il Santissimo. Un quarto altare era dalla parte delle donne nella navata sinistra; ln quella a destra gli corrispondeva una porta. Non completo il soffitto; mancante del tutto il pavimento. Godeva il beneficio della pieve il vescovo Nicolò Trevisano, legato apostolico. Era sostituito nella cura delle anime dal prete Benedetto di Squillace. C'erano ancora i quattro chiericati. Le tre navate della chiesa , restarono anche nelle ricostruzioni di cui parlano le visite pastorali dell’11 ottobre 1536 e del 10 settembre 1813.
Tre navate ha pure la nuova arcipretale, quella attuale. Della quale fu benedetta la prima pietra il 1 novembre 1947 e fu inaugurata dieci anni dopo, il 24 marzo 1957.